E' vero, è da un bel pò che non scrivo più.
Ho avuto un bel pò di cose da fare e sono stata assorta in un profondo lavoro su di me che piano piano sta dando i suoi frutti.
In questi giorni ho pensato più volte di aprire questa pagina e di buttare dentro le mie considerazioni su delle cose che mi hanno fatto stare male.
Ma poi il tempo è passato e quel tempo mi ha dato modo di andare oltre.
E' stato un bene.
Avrei voluto scrivere di quel" 3 contro 1" nel quale mi sono trovata domenica pomeriggio.
Di quella persona che mi ha detto che se urlo con le mie figlie il problema è mio.
Di quella stessa persona che dice che se le maestre di mia figlia non sono pedagogicamente all'altezza dovrebbero cambiare mestiere invece di "rovinare" dei bambini.
Di quella carissima amica che suo malgrado gioca con i sentimenti altrui confusa ed impaurita all'idea di stare da sola, ma incapace di centrarsi su di sè e di capire che cosa realmente vuole dalla vita.
Del dolore che mi causa sapere che Denim riesce a trascorrere il we via con la roulotte le bimbe e la b...eneamata donna che gli fa da fidanzata mentre io continuo ad avere una relazione indefinita con qua e là che a volte, per l'appunto, è qua mentre la sua vita si svolge là.
Avrei voluto, ma oggi ho capito che non ha senso.
Non ha senso perchè proiettarmi all'esterno significa aver perso di vista la parte più importante.
Me stessa ed il mio baricentro.
E così, mentre penso che è semplice per uno che di figli ne ha 2 e non 3 e che vive la sua vita in una famiglia tradizionale decidere che menare le mani o, più frenquentemente, urlare come un'aquila in preda a convulsioni isteriche, contro le proprie figlie sia un problema dell'adulto che non trova altri mezzi per scaricare la sua tensione penso anche che lo so bene, ma che il più grande atto d'amore che posso fare nei miei confronti è quello di perdonarmi...
Ad oggi non riesco a fare di meglio se non sfogarmi per poi chiedere scusa alle mie figlie spiegando loro che sto lavorando per cercare di essere una persona ed una mamma migliore e che prima o poi ci riuscirò.
D'altro canto se mi volto indietro e mi guardo com'ero lo scorso anno non posso che essere fiera di me e di tutti i passi avanti che ho fatto...
Sono già diventata una persona migliore!
E mentre rispondo di quella maestra i cui criteri pedagogici lasciano a desiderare considero anche che didatticamente non ha nulla da eccepire.
Che, entro un certo limite, non mi interessa tanto proteggere le mie figlie dalle persone che le faranno soffrire.
Penso che d'altro canto io e suo padre siamo stati i primi in questo senso.
A togliere loro quella famiglia nella quale avrebbero voluto vivere.
Una famiglia tradizionale, nella quale mamma e papà vivono insieme, si amano ed insieme si prendono cura dei loro bimbi.
Presumibilmente nè noi nè quella maestra saremo gli ultimi.
Ed allora non è meglio lasciare che vivano le loro piccole frustrazioni preoccupandosi non tanto di evitargliele quanto di fornire loro gli strumenti necessari per credere in loro stesse, nelle loro capacità e nel loro valore?
Tutto ciò non le aiuterà, forse, a diventare persone adulte in grado di non farsi toccare da coloro che cercheranno di minare la loro fiducia?
Non permetterà loro di reagire alle frustrazioni della vita e di rialzarsi con le loro gambe quando capiterà di cadere?
Forse no, ma io credo che il lavoro del genitore sia quello di permettere al proprio figlio di prendere il volo da solo e non di trasportarlo per il resto della vita...
E la mia amica S. incapace di vivere l'amore in quella che è la mia concezione di rispetto verso il prossimo non rimane comunque una persona a cui voglio bene, con la quale amo trascorrere il mio tempo, alla quale racconterei qualsiasi cosa anche la più terribile?
Non è grazie a lei se il mio rapporto con "qua e là" esiste ancora?
Non è grazie a me se lei sta imparando che non può gestire la vita del prossimo secondo i suoi schemi mentali?
La nostra è un'amicizia con uno scambio di vedute enorme.
Il suo basato sulla schematizzazione della psicologia.
Il mio basato sull'ampia visione del sentire, dell'energia, della meditazione e dell'alimentazione naturale.
E così, che ciò che posso fare è amarla semplicemente così com'è.
Ascoltandola, esprimendo il mio parere, ma poi fermandomi.
In fondo, non è lei ad aver ferito la "piccola me".
Questo lo so bene!
E denim che condivide tempo e bimbe con "B".
E "qua e là" che sta un pò qua, ma vive là e che spesso allunga le braccia per tenermi a debita distanza quando gli propongo qualcosa per cui si sente minacciato nei suoi spazi fisici e mentali.
Ma anche in questo caso non sono io la prima a dire che un "fidanzato" non lo vorrei, che sarebbe troppo?
Che non ho bisogno di protezione, ma solo di qualcuno che completi quella parte di me che da sola non posso realizzare?
Non ho sperimentato sulla mia pelle che di più è troppo?
Che mi fa sentire soffocata e mutilata?
Nella corsa di questa mattina.
Prima che la pioggia tornasse a cadere copiosa da questo cielo plumbeo.
Respiro profondamente e torno a centrarmi su di me.
Ascoltandomi.
Buttando fuori tutto ciò che, andando a toccare le radici della mia inadeguatezza, ferisce profondamente quella piccola me che lotta per cercare di essere sempre al top in ogni situazione.
Esco dalla trappola del giudizio altrui.
Del conseguente giudizio mio nei confronti degli altri.
La rabbia non trova appiglio e svanisce.
Così la tristezza, il senso di inadeguatezza, la stanchezza e la pesantezza.
Perchè è così.
Non è il giudizio altrui a ferirci quanto il fatto che quel giudizio affonda proprio il segno nei nostri punti deboli.
Non è il comportamento dell'altro a toccarci quanto la profondità con cui quel comportamento fa riaffiorare il nostro vissuto e le nostre sofferenze.
Ma se teniamo ben saldo "noi" e ci poniamo come semplici osservatori o auditori tutto ciò che gli altri faranno o diranno non avrà nessuna rilevanza.
Semplicemente entrerà per poi uscirne senza avere il tempo di farci affondare nel burrascoso mare nella tempesta della nostra emotività.
E se ciò accadrà il segreto sta semplicemente nell'accettarlo.
Prendendone coscienza e capendo perchè ciò avviene saremo in grado di superarlo e di vivere più serenamente!
Questo almeno è quello che spero.
E su questo sto duramente lavorando.
Perchè solo così potrò essere, veramente, una persona migliore.
Una madre in grado di porsi come guida per le sue figlie.
Un esempio di amorevolezza per me e per gli altri.
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