e delle nostre idee.
Noi lo vediamo
attraverso la rete dei nostri desideri,
essendo divisi tra piacere e dolore,
bene e male,
interno ed esterno.
Per vedere l'universo com'è veramente
dovete passare oltre la rete.
Non è difficile perchè è piena di buchi.
(Jack Kornfield)
Guardo quel paesaggio sul fiume e all'improvviso mi viene da piangere.
Le lacrime sgorgano sotto gli occhiali da sole, il mio "Io" più profondo libero di sentire il suo dolore gioendo al contempo di fronte a quella verità rivelata.
Ieri è stata una giornata particolare.
"Fallita!" mi ha ripetuto la mente giudicante.
Come un osservatore l'ho ascoltata mentre mi ricordava che "volere è potere"; che se avevo bisogno d'aiuto, se non riuscivo ad uscirne da sola, se continuavo ad abbuffarmi era solo perchè in realtà non ci mettevo abbastanza impegno.
" Hai fallito" ha continuato a dirmi per tutto il giorno.
Ho pianto singhiozzando arrabbiata per la mia inabilità.
In questi ultimi mesi ho letto e riletto tutte le teorie del mondo.
"Ti devi amare"
"Se lotti e non accetti i tuoi lati più bui come parte di te questi finiranno per ritornare sempre più forti"
bla bla bla
bla bla bla
Eppure non ce l'ho fatta.
Mi odio.
Odio questa parte disgustosa che fa parte di me.
Che come un mostro mi sta dilaniando e prendendo potere.
Ho fallito.
Pensavo di poter far tutto da sola; di prendermi gli onori della folla che con tanto di applausi mi accoglieva dicendo "Ma che brava, ce l'hai fatta....e tutto da sola!!"
E invece non è andata così.
Ho chiamato un'iridologa.
Mi dirà cose che forse so già.
Mi darà una dieta, forse delle medicine.
Mi affiderò alle amorevoli cure di "qua e là" consegnandogli tutto ciò che mi verrà dato perchè sia lui e non la mia mente ottenebrata a prendersi cura di me.
Perchè mi coccoli e mi accudisca come una bambina.
Io non ne sono in grado.
Non riesco ad amarmi.
E' vero, forse ho fallito.
Volevo fare tutto da sola e non ce l'ho fatta.
Eppure sento di non aver perso.
La mente ha parlato, criticato e ribadito.
Consapevole l'ho ascoltata.
Commossa ho pianto.
Come acqua ho lasciato fluire dentro di me i suoi giudizi.
Li ho osservati mentre, attraversandomi, si allontanavano.
Non ho perso.
Anzi, ho imparato una lezione importante.
Che non tutto si può fare da soli.
Che a volte non solo è necessario, ma addirittura è indispensabile chiedere aiuto.
Che ci vuole coraggio ed umiltà per gettare la spugna invece di continuare a sbattere la testa contro lo stesso muro.
Ad un certo punto, mentre sistemo la cucina mi sento libellula.
Mollo tutto e vado a leggere:
"Le libellule, come le farfalle, sono un simbolo di trasformazione: per i primi anni di vita infatti vivono nell´acqua, e sono chiamate ninfe, dopodichè in età adulta popolano il cielo, ma sempre mantenendo il legame con l´acqua da cui non si allontanano mai troppo. Per questo le libellule donano potere su cielo e terra. Inoltre le loro ali dai mille colori ci ricordano che il mondo può essere un posto magico se lo si guarda nel modo giusto.
Sono il simbolo di chi affronta la vita con naturalezza, spontaneità e con
la convinzione di riuscire a costruire un giusto equilibrio tra affetti,
lavoro e salute.
Come le farfalle, le libellule sono considerate
messaggere di forze positive e rappresentano la maturità; nel loro spirito
c'è bellezza, consapevolezza e libertà."
P.S. Nel parlare dell'ascolto e dell'osservazione della mente faccio riferimento soprattutto a quanto letto in un libro meraviglioso di cui sicuramente avrò occasione di parlare in modo più appronfondito: "Il potere di Adesso" di Eckart Tolle
3 commenti:
La mente è terribile, quando ci si mette. Ma quando la lasci parlare, e non credi a quello che dice, si esaurisce. Anch'io cado e risorgo, nel giro di pochi minuti, giorni, addirittura secondi. Provo vergogna per il mio fallimento, e guardo passare questo sentimento che, se rimane lì dov'è, serve solo a bloccarmi e a impantanarmi. Passiamo all'istante successivo, che sarà già tutto diverso...
Ciao Marta, sono arrivata qua attraverso il blog di Loredana.
Mi hanno colpito alcune cose che hai scritto già diversi giorni fa e da ieri sto rimuginando su questo post. Ci ho visto alcuni momenti degli ultimi quindici anni della mia vita.
Ho avuto una grave lesione cerebrale. La memoria è un colabrodo (con buchi moooolto grandi :->) ed a volte non sono particolarmente "orientata nel tempo e nello spazio", senza contare i residui di una emiparesi del lato destro...
Ma alla faccia di tutto questo, sono una libellula. E me ne frego (licenza poetica) se il mondo vede uno gnomo su una sedia a rotelle o che dondola in modo buffo e sgraziato, aggrappato all’angelo di turno che mi regala qualche ora per portarmi a spasso.
Buffo: nasciamo con le ali… ma non sempre ci accorgiamo di averle o sappiamo come usarle o, peggio, ascoltiamo chi ci dice “non sei nato per volare”.
Sprechiamo tanto tempo per giudicare e nel terrore di essere giudicati… e dimentichiamo di vivere.
@Marzia: un abbraccio e...grazie 1000!!
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