
Un capitolo illuminante mi dà la conferma di ciò che ho sempre pensato e sempre constatato vivendo il diverso atteggiamento nei confronti dei loro figli nelle mie amiche, mamme contemporaneamente di maschi e di femmine.
"Gli uomini sono dei latitanti formidabili-esordisce la scrittrice, Ivana Castoldi, psicoterapeuta e psicologa- e, mediamente, risultano impermeabili ai sensi di colpa. D'altronde, le donne hanno la loro parte di responsabilità nella convinzione dei maschi di essere esentati dai compiti ingrati e da contributi troppo impegnativi in famiglia.
La maggioranza delle madri autorizzano i figli maschi fin da bambini a condiderarsi dei privilegiati. Contribuiscono così ampiamente ad elimentare la discriminazione femminile.
Ho sentito una volta un'anziana pediatra sostenere che le madri dei figli maschi si contraddistinguono per un'espressione speciale di orgoglio sul volto nel mostrare i loro pargoli, per un'indulgenza eccessiva di fronte alle loro intemperanze e per un bisogno traboccante di protezione.
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E' proprio così. Le madri hanno un diverso atteggiamento nei confronti dei figli maschi: risultano mediamente più ansiose, più protettive e più compiacenti di quanto non dimostrino verso le figlie femmine. Passano più tempo a raccontare le loro prodezze, a preoccuparsi dei loro problemi, a riordinare le loro camere. Tendono ad essere più permissive e a giustificarli troppo.
Le bambine imparano più precocemente a lavarsi e a vestirsi da sole. a preparare la cartella per la scuola, a fare i compiti senza bisogno di aiuto e di controllo. Alle femmine viene da subito indicata una precisa linea di condotta da osservare. Imparano presto che devono darsi da fare per farsi amare.
I maschi crescono perlopiù crogiolandosi nella convinzione che l'amore che ricevono è un atto dovuto.
In tal modo non imparano ad apprezzare abbastanza il valore dell'autonomia.
L'educazione dei figli maschi, infatti, è improntata ad un modello più permissivo, ma, al tempo stesso, più condizionante, che favorisce la dipendenza emotiva dalla madre.
Si tratta dunque di un'arma a doppio taglio: quello che apparentemente è un privilegio si trasforma alla lunga in uno svantaggio per i maschi che fanno più fatica a prendere le distanze dalla figura materna.
Nell'età adulta, altre figure femminili potranno prendere il posto della madre, ma incarneranno quasi tutte, chi più chi meno, un ruolo materno: difficilmente gli uomini, anche divenuti adulti, sapranno rinunciare alle "prestazioni materne".
A me pare piuttosto realistico.
E voi?
Cosa ne pensate?