sabato 7 maggio 2011

Le madri dei maschi

Sto leggendo un libro molto interessante: "Meglio sole", ovvero come bastare a se stesse anche se non si è da sole.

Un capitolo illuminante mi dà la conferma di ciò che ho sempre pensato e sempre constatato vivendo il diverso atteggiamento nei confronti dei loro figli nelle mie amiche, mamme contemporaneamente di maschi e di femmine.

"Gli uomini sono dei latitanti formidabili-esordisce la scrittrice, Ivana Castoldi, psicoterapeuta e psicologa- e, mediamente, risultano impermeabili ai sensi di colpa. D'altronde, le donne hanno la loro parte di responsabilità nella convinzione dei maschi di essere esentati dai compiti ingrati e da contributi troppo impegnativi in famiglia.
La maggioranza delle madri autorizzano i figli maschi fin da bambini a condiderarsi dei privilegiati. Contribuiscono così ampiamente ad elimentare la discriminazione femminile.

Ho sentito una volta un'anziana pediatra sostenere che le madri dei figli maschi si contraddistinguono per un'espressione speciale di orgoglio sul volto nel mostrare i loro pargoli, per un'indulgenza eccessiva di fronte alle loro intemperanze e per un bisogno traboccante di protezione.

[...]
E' proprio così. Le madri hanno un diverso atteggiamento nei confronti dei figli maschi: risultano mediamente più ansiose, più protettive e più compiacenti di quanto non dimostrino verso le figlie femmine. Passano più tempo a raccontare le loro prodezze, a preoccuparsi dei loro problemi, a riordinare le loro camere. Tendono ad essere più permissive e a giustificarli troppo.

Le bambine imparano più precocemente a lavarsi e a vestirsi da sole. a preparare la cartella per la scuola, a fare i compiti senza bisogno di aiuto e di controllo. Alle femmine viene da subito indicata una precisa linea di condotta da osservare. Imparano presto che devono darsi da fare per farsi amare.

I maschi crescono perlopiù crogiolandosi nella convinzione che l'amore che ricevono è un atto dovuto.
In tal modo non imparano ad apprezzare abbastanza il valore dell'autonomia.

L'educazione dei figli maschi, infatti, è improntata ad un modello più permissivo, ma, al tempo stesso, più condizionante, che favorisce la dipendenza emotiva dalla madre.

Si tratta dunque di un'arma a doppio taglio: quello che apparentemente è un privilegio si trasforma alla lunga in uno svantaggio per i maschi che fanno più fatica a prendere le distanze dalla figura materna.

Nell'età adulta, altre figure femminili potranno prendere il posto della madre, ma incarneranno quasi tutte, chi più chi meno, un ruolo materno: difficilmente gli uomini, anche divenuti adulti, sapranno rinunciare alle "prestazioni materne".


A me pare piuttosto realistico.
E voi?
Cosa ne pensate?

mercoledì 4 maggio 2011

Sound of fiesta

E siccome la musica fa.
Dopo le due lacrime mattutine riparto al ritmo di:



Buona giornata a tutti :)

Capisco




Ci sono delle comprensioni che arrivano così, improvvisamente.
Come dei temporali in piena estate.

Ci sono corsi e ricorsi.
Quel verificarsi continuo di eventi.
Che si ripete.
Indistintamente.
Indipendentemente dalle persone con cui hai a che fare.

Ma come quel temporale si crea con un lavoro antecedente la sua comparsa.
Così anche queste comprensioni arrivano dopo un lungo periodo di lavoro su me stessa.
Dopo un inverno buio e faticoso.
Dopo una primavera piena di stanchezza e insoddisfazione.
Piena di eventi apparentemente sfavorevoli che si sono susseguiti.
Uno dietro l'altro.
Alla velocità della luce.

La rinascita arriva dalla sofferenza.
E non ci sono eventi casuali.
Così mentre mi butto sulle letture legate alle culture orientali.
Imparo.
Imparo che cosa significa il karma.
Lavorare su di sè.
Superare i sensi di colpa.
Capisco l'importanza del baricentro, centrarsi su di sè.

E allora capisco!
Per tutta la vita mi sono appoggiata agli altri.
Ho cercato le mie radici al di fuori di me.
Ovunque: negli amici, nei fidanzati, nel marito, nelle figlie, nei parenti acquisiti...

Ora l'errore mi è chiaro.
Lampante come il sole splendente nel cielo terso di una giornata d'estate in alta quota.

Ora che "qua e là" non c'è più se non con quei messaggi che nel corso della giornata ci legano ancora in un ultimo filo sottile che prima o poi verrà definitivamente tagliato.
Ora che, finalmente, ho ritrovato le mie sorelle e la mia mamma durante il mio "pellegrinaggio" pasquale.
Ora che ho messo in chiaro le cose con mia madre adottiva precisandole che la ringrazio ma che non nutro più nessun senso di colpa.
Ora che ho capito che faccio parte di un ampio nucleo famigliare e che nessun elemento ne può essere escluso senza che "il mio me" ne risenta.
Ora, finalmente, io so chi sono.
So che io esisto.
E che ce la posso fare.
Veramente.
Pienamente centrata.
E non come ombra di qualcun altro.

Questa mattina ho buttato le sigarette che avevo comprato dopo Pasqua e mi sono concessa un'ultima scorpacciata di cioccolato.
Poi, come ieri, affronterò la giornata.
Un passo alla volta.
Vivendo la vita "sentendola" più che "pensandola".
Senza aspettative.
Senza pretese.
Senza illusioni.
Così, con leggerezza.
Nella fiducia che tutto ciò che è stato ha portato qualcosa di bello.
E che tutto ciò che sarà ne porterà altrettanto.
Anche se subito non sembrerà.

Certo, non è mica facile!
Ci sono alti e bassi.
Ci sono momenti in cui il passato sembra così difficile da far andare...
Quegli abbracci, quelle attese nel fine settimana.
Quel mio sentirmi così incredibilmente donna....

E allora lascio che sia.
Verso le mie lacrime.
Non trattengo nulla.
Perchè è solo dopo so che starò meglio e ritroverò me stessa.
I miei sorrisi.
La mia gioia di vivere.
E la fiducia nel futuro.

Perchè se è vero che qualcosa ho perso.
E' anche vero che ho ritrovato molto di più.
Ho ritrovato me,
Nella mia interezza,
Nel mio essere completa in tutti i pezzi del puzzle che mi compongono,
Nel mio essere radicata.

E finalmente consapevole degli errori relazionali di una vita.
Ben determinata a superarli, una volta per tutte.

...Speruma bìn :))
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