martedì 28 agosto 2012

Fabio Volo

Non saprei dire se questa frase è stata proprio coniata da Fabio Volo, ma in realtà poco importa. Del noto DJ ho letto numerosi libri.
Alcuni mi sono piaciuti e mi hanno dato spunti di riflessione.
Ieri, leggendo questa frase sul diario facebook di un'amica sono rimasta .... "mah" e questo è ciò che ho scritto nel commento sottostante la sua condivisione.

Anche in questo caso, però, queste poche parole, combinate ad alcuni avvenimenti della giornata, hanno dato il via ad una serie di "elucubrazioni".

Giusto per riempire il tempo nell'attesa che il corriere mi consegni i libri richiesti e che le paperotte ancora calate tra le braccia di Morfeo si destino ve ne comunico qualcuna...so che ci tenete :)

Nel suo libro "A tu per tu con la paura" Krishnanda -psichiatra, laureato a Harvard all’Università della California, diventato poi allievo del maestro spirituale Osho- trattando il tema della co-dipendenza parla di 4 emozioni negative che albergano in ognuno di noi: rabbia, dolore, paura e vergogna sostenendo in particolare che la paura è il sentimento più antico poichè è quello "che l’uomo prova dalla nascita [....] un senso dell’abbandono che lo pervade sin dal taglio del cordone ombelicale."

E Thich Nhat Hanh- maestro zen vietnamita, poeta e pacifista, stato proposto nel 1967, da Martin Luther King, per il Premio Nobel per la pace- in "Fare pace con se stessi" scrive che la struttura secondo la quale ci rapportiamo alle realtà della vita di ogni giorno è composta da due uniche forze: l'amore e .... la paura!

Il già super citato Anthony De Mello, poi, nel suo libro "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo"  parla di "abbarbicamento". Ci abbarbichiamo alle cose, al tempo, agli altri ... perchè in effetti abbiamo paura di perdere ciò che ci è noto.

E abbarbicandoci,
vivendo nella paura,
diventiamo co-dipendenti
e.... ci perdiamo!

Ci tradiamo e non sappiamo più chi siamo.
Chiediamo scusa per paura di perdere ciò che abbiamo di fianco e di rimanere soli.
Non rendendoci conto che, in questo modo, ci stiamo lasciando in mezzo ad un deserto senza acqua e senza cibo; che siamo già soli.
Abbiamo perso ciò che di più importante esiste al mondo: noi stessi e la nostra vera essenza.
Il nostro IO più profondo.

Ho vagato per i sentieri di queste montagne e nel respiro mi sono ritrovata.

La mia anima ha ricordato frammenti di vita cancellati.
Sola, all'età di due anni ho scelto di "morire" per continuare a "vivere".
Resettata la mente ed azzerato un passato doloroso ho ricominciato da zero.

"Istinto di sopravvivenza"-ha detto Chiacchierina
Può essere.
Non ha importanza.
Ho pagato a caro prezzo la scelta fatta a suo tempo.
Con essa ho perso me stessa.
Tradita la mia integrità mi sono ritrovata scissa in due.

Non sto cercando più di cambiarmi anche se su alcuni fronti faccio molta fatica ad accettarmi ed ancora mi giudico.
Però....sono così e così rimango, almeno fino a quando la consapevolezza non mi porterà a raggiungere nuove dimensioni.

"Lo so. Sono stronza, egoista, ho un carattere di merda e sono musona- dico a "Qua e là" venerdì sera nel corso di una discussione iniziata nel pomeriggio, contando quei difetti sulle dita della mano quasi ad elencarli meglio - E' una vita che me lo sento dire. Ma se questo per te è troppo chiudiamo qui; io non obbligo nessuno a stare con me".

Non c'è rabbia nelle mie parole, ma una grande serenità a dispetto delle lacrime che sgorgano copiose...non una grande novità in quest'ultimo anno.

Per me è una grossa conquista.
Improvvisamente, dopo aver osservato quell'ansia che saliva e quel giudice che mi condannava per non aver taciuto ed aver fatto scoppiare una bomba che avrebbe anche potuto rimanere inesplosa; trattenendo a stento l'istinto di correre a giustificarmi, mi sono resa conto che, se anche fossi tornata a Torino con una situazione sentimentale modificata, non sarei comunque morta e che anche le bambine, sebbene dispiaciute, se ne sarebbero fatte una ragione...

Dui fatto "Io" sono "Io".
Nessuno può darmi o togliermi niente.
Sono come un albero che, nel fitto della foresta, conserva comunque la sua chioma e le sue radici.
Sono l'amichevolezza di Osho:

"Non dipendi dagli altri e non rendi gli altri dipendenti da te. 
Allora si tratta sempre di amicizia, di amichevolezza. 
Non diventa mai una relazione, ma sempre un essere in contatto. 
Dialoghi, condividi, ma non crei un matrimonio. 
Il matrimonio è frutto della paura, il dialogo è frutto dell'amore.
Condividi: fino a quando le cose vanno bene, condividi. 
E se vedi che è venuto il momento di separarsi perché i vostri sentieri si separano a un crocevia, dì addio all'altro, con profonda gratitudine per tutto ciò che è stato per te, per tutte le gioie e i bellissimi momenti che avete condiviso. 

Senza tristezza, senza dolore, vi separate, semplicemente.
È la nascita di un amore veramente incondizionato, privo di aspettative e di pretese."


Anche se tengo molto a questa relazione, non ho chiesto scusa.
Penso che la parola"orgoglio" sia stata coniata dagli esseri umani per giustificare la paura di essere feriti, annientati ed uccisi.

"L'amore può essere molto crudele a volte"- ha detto De Mello.
"Non c'è crescita senza crisi"- ho sentito dire domenica sera in un'intervista a Roberta Carreri dell'Odin Teatret di Eugenio Barba.

Forse chiedere scusa a qualcuno per aver detto o fatto qualcosa che l'ha urtato può servire a tenere calme le acque per un pò.
Forse può farci sentire sicuri e al riparo, ma di fatto non ci fa muovere di un passo.

Ecco, nel leggere quella frase ieri mattina questi sono i sentimenti che si sono mossi.
Il pensiero che le persone abbiano bisogno di annullarsi dietro agli altri mi fa sentire come l'incredibile Hulk nell'atto della sua trasformazione.
"Svegliatevi!!- vorrei gridare- siete VOI che valete non gli altri! Non delegate, non delegatevi e non imprigionatevi. Ascoltatevi, ascoltatevi, ascoltatevi!".

[...]E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale
prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con
la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei
venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta
ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti
parla, alzati e và dove lui ti porta.
                                                                            (Susanna Tamaro)

domenica 26 agosto 2012

Summerhill




"Tanta gente non lo sa,
non ci pensa e non si cruccia
La vita la butta via
e mangia soltanto la buccia!"


Ieri siamo andati ad una bellissima sagra paesana qui sui monti bolognesi.
Una festa di artisti di strada, giocolieri e saltimbanco.
Abbiamo cenato alle 22.30 dopo aver trascorso l'intero pomeriggio a vagare tra le vie del paese seguendo questo o quello spettacolo.

Ed è proprio al termine di uno di questi che ho sentito raccontare questa canzone a mò di filastrocca.

In questi giorni ho terminato di leggere il libro di Antony De Mello e via Internet ne ho ordinato un altro: "I ragazzi felici di Summerhill" di Alexander S. Neill.
Dovrebbe arrivare direttamente qui, tra le sperdute vie di questa casa di montagna dove io e le ragazze sosteremo ancora una settimana; "qua e là" pendolare tra Bologna e Porretta Terme.

Le guardo giocare, serene, radiose, perfettamente in armonia con il mondo che le circonda.
Le sento porre domande sulle cose che interessano loro: la natura, le stelle, le persone...
Poi, le guardo fare i compiti e mi chiedo dove sta l'utilità in quelle nozioni astratte fissate nella mente e presto dimenticate.

"Ha poca memoria"- mi ha detto la logopedista dopo le due giornate trascorse con Qui.
Si tratta di una ragazza molto simpatica e dolce che, dopo avermi risucchiato mezzo patrimonio, mi ha consigliato tutta una serie di esercizi che io ho prontamente dimenticato a Torino... :/

Non è un problema.
Staccati i ritmi della città e preso coscienza dei limiti e degli enormi sacrifici che questa società ci sta imponendo mi sono resa conto che non è memoria ed attenzione che le mancano, ma la possibilità di sperimentare sul campo, in modo concreto, tutto ciò che astrattamente le viene insegnato.

E mentre faccio colazione penso a quanto ci lamentiamo perchè non si investe abbastanza sui bambini.
"Il futuro sono loro"- continuiamo a dire, ma di fatto si tratta dei NOSTRI figli, siamo NOI che dobbiamo prendercene cura, non lo Stato.
Lo Stato pensa ai suoi interessi ed ai suoi benefici, che non sono quelli di un'intera nazione, ma quelli delle persone che lo compongono.
E' così ovvio...un pastore guida il gregge nel suo interesse.
Un gruppo di politicanti guida una popolazione nel suo interesse...non potrebbe essere altrimenti e d'altro canto non siamo noi che glielo permettiamo? Non siamo noi che abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi e che si assuma le responsabilità del nostro bene o male-essere?
Abbiamo bisogno di qualcuno che assuma il ruolo del carnefice per potere gridare all'ingiustizia, per poterci identificare nel ruolo della vittima.
Ma allora mi domando, chi sarà mai il nostro salvatore?
Chi potrà mai salvarci se non lo facciamo noi?
Chi potrà avere a cuore il nostro benessere più di noi?
Chi potrà amarci esattamente nel modo in cui vogliamo se già noi continuiamo a farci del male e contemporaneamente a farlo alle persone che diciamo di amare di più al mondo? 

 Gandhi dice:
  "Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere"

Lasciamo i nostri figli a scuola tutto il giorno, in balìa di gente frustrata che, come tutti noi, ha i suoi problemi da risolvere; che non è soddisfatta delle condizioni in cui si trova a svolgere il suo lavoro.

A casa trovano noi, genitori altrettanto frustrati ed insoddisfatti.
E così, perchè non si rendano conto dell'insoddisfazione che circola loro intorno,  riempiamo le loro giornate con attività di ogni tipo perpetuando in questo modo quello stesso meccanismo dal quale cerchiamo di salvarli...

"E' tardi, è tardi!!!"- grida il Bianconiglio di questi bambini già stressati a solo 6 anni!

"Il bambino difficile è un bambino infelice- dice A.S. Neill nel suo libro- ; è in guerra con se stesso e, di conseguenza, con il mondo. L’adulto difficile si trova nella stessa barca. Un uomo felice non disturba un comizio, né invoca una guerra, né lincia un negro. Una donna felice non brontola in continuazione con il marito e con i figli. Un uomo felice non ruba né ammazza. Un principale felice non opprime i dipendenti. I delitti, l’odio e le guerre si possono spiegare con l’infelicità."

E continua:

"Una scuola che costringe bambini vivaci a sedere nei banchi obbligandoli a imparare materie inutili, nella maggior parte dei casi, è una pessima scuola. E’ buona solamente per chi crede in una scuola simile, per gli individui privi di fantasia che vogliono ragazzi docili e ugualmente privi di fantasia, capaci di inserirsi senza difficoltà in un sistema che usa il denaro come misura del successo […] perché ritengo preferibile che una scuola produca uno spazzino felice piuttosto che uno studioso nevrotico”

Guardo le mie figlie che corrono e si muovono leggere e mi piange il cuore pensare che tra 20 giorni saranno costrette per 8 ore sedute sui banchi di scuola.
Improvvisamente sento tutto questo come estremamente inumano, una violenza perpetuata al solo scopo di adeguarli ad un sistema convenzionale.
Mi guardo intorno e vedo donne con visi sottili accompagnate a gambe grosse, appesantite da cumuli di cellulite; uomini con addomi gonfi ed arti sottili.
Penso ai nostri antenati, cacciatori ed agricoltori.
Penso agli animali della terra, esseri in perpetuo movimento.
E poi ci guardo inchiodati alle nostre scrivanie, gli occhiali sul naso per proteggere gli occhi dagli schermi del PC....

Siamo statici, bloccati nei nostri lamenti.
Timorosi all'idea di poter far sentire la nostra voce.
Terrorizzati dal giudizio altrui non abbiamo il coraggio di uscire dal gregge.

"Io sono ok; tu sei ok"- siamo cresciuti pensando che il riconoscimento e l'apprezzamento degli altri sia la cosa più importante; questo è il condizionamento con cui ci hanno educato!

E' come se tutti noi semplicemente stessimo mangiando la buccia buttando via la vita e quel che è peggio è che stiamo insegnando tutto ciò anche ai nostri figli, il nostro bene più prezioso....

La scuola di Summerhill si trova nell’Inghilterra sud-orientale, pochi chilometri a nord di Ipswich ed è stata fondata da Alexander Neill negli anni ’50.

Figlio di un maestro elementare austero ed autoritario; poco portato agli studi viene indirizzato dai genitori all'insegnamento.

I suoi concetti pedagogici si basano sull’idea che non devono essere i bambini ad adattarsi alla scuola, ma viceversa, è la scuola che dovrebbe adattarsi ai bambini.

"Lo scopo della vita è la felicità, ed essere felici significa provare interesse per qualcosa. L’educazione dovrebbe preparare alla vita. 
In ciò la nostra cultura non ha avuto successo. 
La nostra educazione, la politica, l’economia portano alla guerra. Le nostre medicine non hanno vinto le malattie, la religione non ha abolito i furti e l’usura […] 
I progressi sono limitati alla tecnica: sono progressi nel campo della radio, della televisione, dell’elettronica, dell’aeronautica.
Il nuovo mondo è minacciato dalle guerre poiché la coscienza sociale è ancora primitiva […] 
Spesso rimango stupito dell’immaturità di questi giovani pieni di conoscenze inutili. Sanno un mucchio di cose, brillano di qualità dialettiche, commentano i classici, ma la visione della vita che molti di loro hanno è quella di un bambino. 
Sono stati abituati a imparare e non a sentire [...] 
L’educazione superiore e le lauree universitarie non servono ad affrontare i mali della società. Un nevrotico istruito non è migliore di un nevrotico privo di istruzione. […] i meravigliosi laboratori, le officine, non sono in grado di aiutare [i ragazzi] a superare i danni emozionali e i disagi sociali alimentati dai genitori, dagli insegnanti, e le pressioni coercitive della nostra civiltà.”



Chiedo a Qui se potesse scegliere che cosa vorrebbe imparare.
"Vorrei vivere in una fattoria -mi dice- avere tanti animali da accudire e piante da coltivare....Mamma, quando vendiamo casa andiamo ad abitare in una fattoria?" -mi domanda.

Ripenso alle parole riportate da Anthony De Mello nel suo libro e penso che ha proprio ragione:  

"Ogni bambino ha dentro di sè un dio, i nostri tentativi di pasmare il bambino trasformeranno quel dio in un demonio".

Forse è troppo tardi o forse non ci riuscirò, ma io voglio essere il cambiamento che voglio vedere.
Voglio diventare il ribelle di Osho.

"Che sia ricco o povero, il Ribelle è un vero imperatore poiché ha spezzato le catene dei condizionamenti e delle opinioni della società repressiva. 

Il suo modo di essere è ribelle - non perché lotti contro qualcuno o qualcosa, ma perché ha scoperto la propria vera natura ed è determinato a vivere in base a essa. 

L'aquila è il suo spirito animale, un messaggero tra la terra e il cielo.

Il ribelle ti sfida a essere coraggioso a sufficienza per assumerti la responsabilità di ciò che sei e per vivere in funzione della tua verità."

 



domenica 12 agosto 2012

Le cose che piacciono a me


Cose semplici citava Julie Andrews in questa canzone nel noto film "Tutti insieme appassionatamente".

Alle vacanze in Normandia con "Qua e là" abbiamo preferito quelle al lago nella casa sull'appennino bolognese. Abbiamo sgobbato per giorni sistemando un monolocale disabitato da secoli.
L'abbiamo pitturato e ripulito, abbiamo comprato le tende e spostato mobili da sotto a sopra con l'idea, prima o poi, di sistemare anche l'alloggio più grande, quello dove di solito sostiamo quando siamo al gran completo.

Tra qualche giorno le bimbe rientreranno dalle vacanze con il papà.
Torneremo a Torino ed invece di buttarci in campeggio a Cuneo torneremo al lago di Suviana, in questa località dove non c'è praticamente nulla, ma che ci piace tanto...a tutti noi!

"La vita è più semplice di così"- continuo a ripetermi in quest'ultimo periodo.
Non siamo nati per sgobbare dal mattino alla sera come dei muli.
Non siamo nati per vivere isolati rintanati nelle nostre case obbligati a spendere soldi per socializzare con gli altri.

In questi giorni penso a come sarebbe più semplice vivere con le stagioni, lavorare per poi ritrovarsi alla sera tutti insieme per condividere la giornata, mettere la musica e ballare nel cortile; preparare da mangiare e consumarlo in compagnia.

Nel libro che sto leggendo "Messaggio per un'aquila che si credeva un pollo", Anthony De Mello, maestro del pensiero positivo, sostiene che:

"La vita inconsapevole è una vita meccanica. Non è umana, è programmata, condizionata. Potremmo essere una pietra, un pezzo di legno. Nel paese da cui vengo centinadi migliaia di persone vivono in minuscole stamberghe, in estrema povertà, e riescono appena a sopravvivere lavorando dalla mattina alla sera, duro lavoro manuale, poi dormono e si svegliano al mattino, mangiano qualcosa e ricominciano da capo.[...] Il 99,999 per cento delle persone non sta meglio. Certo alcuni possono andare al cinema, fare una crociera, girare in automobile, ma [...] la gente non vive la propria vita."

E' quello che penso io!

"Siamo in crisi"- sento dire in giro.

Beh, io non lo credo!
Non siamo "NOI" ad essere in crisi o in recessione, ma un sistema economico che sta dimostrando tutti i suoi limiti.
La terapia del terrore praticata da giornalisti, demagoghi, politici e studiosi  ci tiene intrappolati.
Schegge impazzite e animali in trappola schizziamo da una parte all'altra in cerca di una via di fuga terrorizzati all'idea di perdere ciò che per decenni abbiamo conosciuto e praticato.

No, non penso che siamo in crisi, ma semplicemente che ora, e finalmente, abbiamo l'opportunità di "disindentificarci" da un modo di vivere che non ci appartiene, che non appaga e non soddisfa la nostra essenza, il nostro "io" più profondo, ma solo la parte più superficiale di noi.
 
Certo noi abbiamo paura di staccarci da ciò che ci è noto e, certo anche i nostri governanti, i parroci e gli eclesiasti sono terrorizzati all'idea che possiamo mettere fine a tutto ciò semplicemente lasciando che questo mondo economico si afflosci come un palloncino sgonfio.


Qualche giorno fa ho letto su internet di aziende che hanno iniziato ad attuare il baratto tra di loro per ottenere beni o servizi di cui necessitano senza rivolgersi ai tradizionali canali del credito.
La mia iniziativa su "paneburroezucchero" con una giornata dedicata al baratto ha riscosso un'immediato successo, cosa che invece non è avvenuta con i corsi a pagamento proposti nell'arco della stessa giornata.

Penso al regno dei talenti e alla necessità di trovare una moneta nuova, che ci riconosca il valore che abbiamo e che ci permetta di vivere più sereni, in armonia con mondo e con noi stessi.

Penso a quante volte negli ultimi tempi mi sono imbattuta in letture di persone che hanno vissuto o che vogliono vivere in comunità...

Credo che la globalizzazione abbia creato questa crisi e che proprio quest'ultima ci stia urlando a gran voce che è ora di finirla; credo che la gente si senta sola, che abbia voglia di ridere, ballare, parlare e giocare, di sentirsi stanca ma motivata; credo che ognuno di noi abbia dei "talenti" da condividere e che non veda l'ora di poterlo fare.

Credo che il futuro si evolverà nel piccolo, in realtà ridotte dove gruppi di persone, vivendo insieme, sono in grado di autoprodursi quanto necessario per la loro sopravvivenza; dove ognuno dà e ognuno riceve, secondo un criterio caritatevole meno conosciuto, ma più vero, dove la scuola non è più il banco o l'aula , ma la vita all'aria aperta; dove anche gli anziani possono avere il loro spazio; dove i bambini non devono uscire vestiti di tutto punto per andare a giocare ai giardinetti o non si inchiodano ai vari nintendo o wii e per divertirsi utilizzando metodi più sani; dove i vestiti vengono realizzati e riparati, dove le insegnanti sono libere di gestire i programmi in base alla tipologia degli alunni e dove le classi sono miste e variegate perchè ognuno ha il proprio sapere da offrire...

Ecco, in questi giorni, in questo posto sperduto, in compagnia della musica, della lettura, delle corse in salita, della pittura, del lago e di "Qua e là" ho pensato che questo è ciò che voglio realizzare.
Per me, per le mie figlie, e per "noi": terra, cielo, aria, abitanti del pianeta e, soprattutto, amici :)

venerdì 3 agosto 2012

Dissociazione

I primi giorni di assunzione dei fiori di Bach sono sempre molto forti.
Che si tratti di rabbia, di angoscia, di paura o disperazione per le prime 72 ore vivo in balia di emozioni che escono prepotentemente, senza filtri o barriere.

La gola è stretta in una morsa.
Come spesso accade faccio fatica a respirare.
Sono le 4 del mattino, l'ora dei polmoni, l'ora della tristezza.
Mi alzo, vorrei bere ed invece mi sciolgo in un pianto morbido apparentemente incomprensibile.
Tornata a letto provo qualche esercizio di respirazione.
Inspiro le qualità ed espiro tutto ciò che di me voglio eliminare.
Funziona.
Mi riaddormento.

Sono le 8 del mattino.
A tavola con "Qua e là" sto facendo colazione quando improvvisamente scoppio nuovamente a piangere.
Vado in camera, mi sdraio sul letto e semplicemente accolgo quella tristezza che emerge.

"Forse quella morsa è l'urlo che la bambina di 6 anni non ha mai potuto fare"- mi dice quell'uomo che mi sta accanto veramente nel bene e nel male, più di quanto abbia mai fatto mio marito, da ormai due anni.

Ricordo come se fosse oggi quella sera:
"Mamma mi racconti di quando sono nata?"- le avevo chiesto distesa con lei nel suo lettone.
E lei l'aveva fatto, vomitandomi la solita bugia.

"Mamma, me la racconti di nuovo?"- le avevo chiesto una volta finito il monologo.
E' allora che avevo saputo che in quella pancia non c'ero mai stata, nemmeno un secondo;
Che quella donna che adoravo ed amavo incondizionatamente;
Di cui mi fidavo senza remore mi aveva inferto la sua pugnalata.
Una ferita mortale...

Oggi l'ho capito: in quel momento io ho semplicemente smesso di esistere, ho perso la mia identità, non ho più saputo chi ero veramente ed ho smesso di avere fiducia nel mondo.

D'altro canto mi chiedo come avrei potuto visto che l'unica persona di cui mi fidavo ciecamente mi aveva tradito senza ritegno.

Gli anni a venire non hanno che rafforzato questa sensazione.
Con l'adolescenza i continui confronti con la mia mamma biologica hanno creato messaggi contraddittori rispetto a quel "Io sono tua madre".
L'unico punto fermo la presenza di mia nonna.
Quella donna, madre di quelle due donne che mi contendevano con la stessa delicatezza con cui si tratta una pallone da calcio, ha rappresentato fino ad oggi le mie uniche radici.

"Lasciala andare"- mi aveva detto Luciana nel corso di una costellazione famigliare.

Solo ora comprendo.
Come un velo dei maya che lentamente sta bruciando e sta rivelando la realtà, semplicemente, così com'è.

"Vorrei aiutarti ma tu non me lo permetti"- mi dice quella donna che mi ha cresciuta incurante di tutte le parole dette fino a quel momento nel corso di quella telefonata.

Vorrei urlarle con tutta la rabbia che mi sta montando in corpo 

"PIANTALA CON QUESTA MENZOGNA!!TU NON SEI MIA MADRE, IO NON SONO TUA FIGLIA!!"

Per diversi giorni ho avuto la tentazione di prendere il telefono in mano e dirglielo, più o meno garbatamente, più o meno amorevolmente.


Oggi l'ho fatto.

Nel silenzio della corsa del mattino l'ho ripetuto all'unica persona che conti veramente: me stessa.

La piccola Marta ha potuto finalmente tirare fuori il suo dolore.
La Marta adulta ha finalmente trovato la sua collocazione nel mondo.


La verità permea ogni cellula del mio corpo.
Mi sento completa, piena di gioia.

Il passato è passato,
Il futuro deve ancora arrivare,
E la mente fa finalmente silenzio.

In questo momento,
in questo istante di non-tempo,
abbiamo ritrovato le nostre origini e siamo diventate una cosa sola.

giovedì 2 agosto 2012

Il triangolo no...





"Il triangolo no, non l'avevo considerato!" cantava Renato Zero in una delle sue famosissime canzoni.

 "La conoscerai sicuramente la teoria del triangolo di Karpmann"- dico alla mia naturopata ieri nel corso di una seduta.

Sono nuovamente di passaggio a Torino.
Nell'attesa di tornare nella "Bassa" opto per fare un pò il punto della situazione.
A furia di lanciare bolle colorate sulle pareti si stanno muovendo un casino di cose contemporaneamente.
Il risultato è che ho la testa piena di pensieri, di idee e controversie che vorticano con la stessa velocità di un uragano con un corpo che, radicato a terra, si ritrova incapace di sostenere energeticamente la quantità di informazioni che provengono dall'alto.

Secondo tale teoria ogni vittima, per potersi definire tale ha bisogno di un carnefice e di un salvatore.

"ll Salvatore è un ruolo in cui si agisce prevalentemente lo stato dell'Io Genitore Affettivo - cioé la parte di noi che funziona in maniera apparentemente protettiva ma che , in realtà, non favorisce la crescita e l'autonomia dell'altro. In tal senso la posizione esistenziale di chi assume questo ruolo è " IO SONO OK , TU NON SEI OK" (IO + TU - ) in quanto svaluta le capacità dell'altro.
Il Persecutore è il ruolo rivestito da chi agisce prevalentemente lo stato dell' Io Genitore Normativo -, cioè da chi dà norme, regole e limiti che aumentano il malessere e la dipendenza.
Anche in questo caso ci si trova di fronte ad una posizione esistenziale IO+ TU- poiché chi agisce il GN- è sovente ipercritico e svaluta le persone. 

Nel ruolo di Vittima lo stato dell'Io agito è quello del Bambino Adattato - .
E'il ruolo di colui che si adatta anche quando la situazione non lo richiede e non facilita il proprio e altrui benessere, la sua posizione esistenziale é IO - TU+.
"


Di fatto ciò che accade è che la vittima perpetua il suo stato di "bambino" finchè non decide che nessuno potrà aiutarla a risolvere i suoi problemi se questa decisione non parte da dentro di lei.
Finchè, cioè, non decide di "diventare adulta".

 "L'alba non è molto lontana, ma prima che tu la possa raggiungere, devi attraversare la buia notte dell'anima. E ricorda: man mano che l'alba si avvicina, la notte diventerà sempre più oscura."(Osho)


La sento questa buia notte che mi avvolge, che ogni volta che cado mi circonda, densa, facendomi sentire più morta che viva. 
Eppure, dopo ogni disastroso scivolone, mi accorgo di riemergere più forte di prima, con delle consapevolezze che mai avrei pensato di poter raggiungere.

L'ultima volta, la scorsa settimana, ho proprio capito questo: che se non mi decido io a volermi salvare nessuno potrà farlo al posto mio! 
Che per anni ho perpetuato la mia condizione di vittima dando la colpa a mia zia, a mia mamma, alla mia infanzia, a mio marito, alle mie figlie, al lavoro prima e al non lavoro dopo.
Che per tutta la vita ho cercato un salvatore in  amori, amici, terapeuti, meditazioni e medicamenti, persino nello sport, nella musica o nella lettura.

Sento però che ora, in questo momento storico della mia vita,  sono giunta ad un traguardo importante; che una parte di questo famoso quadro nell'universosi sta completando..

Nel libro "Fare pace con se stessi" Thich Nhat Hanh, maestro zen vietnamita poeta e pacifista, spiega alcuni metodi per aiutare a tranquillizzare il bambino interiore che vive dentro di noi.

La piccola me impaurita ed arrabbiata sta iniziando a mostrare le sue emozioni sapendo di poter contare su una Marta che, finalmente adulta, sta imparando a spronarla con amore e compassione senza giudicarla troppo.

Si tratta di un processo lungo e lento che però sta portando dei grandi benefici.
Sento che quel ghiaccio che c'era dentro di me un pò per volta si sta sciogliendo, che piano piano "stiamo" guarendo.

Paola mi ha dato i suoi rimedi: fiori di Bach, oligoelementi ed oleoliti.
Lei li ha testati sul mio corpo, sentendone l'energia e le vibrazioni.
Lui li ha scelti in base alle sue necessità.

Io mi apro con fiducia ed ascolto entrambi in quest'attimo di alba compresa tra una caduta e l'altra; certa che la fine si sta avvicinando sempre più.

"Tutti, una volta o l'altra, possiamo aver sentito che il solo modo per sopravvivere era quello di bloccare le nostre sensazioni e le nostre emozioni, in modo da non essere più feriti. Se la nostra sofferenza è particolarmente profonda, possiamo perfino cercare di nasconderla a noi stessi. Ciò ci può raggelare, irrigidire, poiché in cuor nostro sappiamo che una lieve scalfittura nel ghiaccio libererà la ferita, ed essa tornerà a farsi sentire. Le lacrime a tinta arcobaleno che scorrono sul volto della figura, nascondono la chiave per spezzare questo isolamento gelido. Le lacrime, e solo le lacrime, hanno il potere di fondere il ghiaccio. Piangere va benissimo; non c'è ragione di vergognarsi delle proprie lacrime. Piangere ci aiuta a lasciar andare il dolore, ci permette di essere gentili con noi stessi, e alla fine ci aiuta a guarire." (Osho)

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