martedì 19 giugno 2012

Non è fantastico?

E' venerdì sera.
Qua e là arriverà tra poco meno di un'ora.
Le bimbe stanno guardando la tv sul divano.
Fuori è buio.
L'ora non è ancora cambiata, la primavera non è ancora arrivata.

"Mamma va un attimo in bagno"

Nessuna di loro mi risponde assorte come sono a guardare le avventure di Patty eppure, mentre sono piegata sul water nel tentativo di eliminare l'ennesima abbuffata della settimana, mi chiedo che cosa potrei mai dire loro se dovessero provare ad entrare, la porta chiusa a chiave, noi che quella porta la lasciamo spalancata sempre.

Trattengo a stento le lacrime raggiungendole sul divano.
Mi sdraio con loro cercando nel calore delle loro anime pure di colmare quel vuoto che il cibo, le sigarette ed altro non riescono mai a soddisfare completamente.

 "Bulimia, guarire da soli" digito su google.
Non voglio finire in una di quelle sedute di gruppo in cui ognuno espone il suo problema. Non mi va di ripercorrere le origini del mio dolore, di raccontarlo nuovamente ad uno sconosciuto qualunque perchè lo possa usare per spiegare i motivi delle mie abbuffate e delle mie successive compensazioni.
Lo so da sola perchè lo faccio. Ci sono arrivata diversi mesi prima, dopo una seduta la Paola Lagorio, la mia naturopata.
Lo ritrovo anche su quel sito www.bricioledipane.it

La bulimia ti riempie la pancia.
E' quel senso di appagamento infantile, quando il cibo, preso tra le braccia di mamma apaggava ed eliminava ogni senso di frustrazione.
E' mettere a tacere un profondo dolore che non può o non vuole salire in superficie.
E' vomitare tutto elimando così la rabbia di quel torto subito.
E' la voce che non esce, il senso di colpa con il quale si è cresciuti,la propria inadeguatezza.
E' la vergogna, il bisogno di apparire perfetti..

Ho letto, ho parlato, ho raccontato, ho preso erbe, unguenti e tisane.
Ho capito che devo smettere di considerare il cibo un problema giacchè di per sè non lo è.
Nella misura in cui la mia mente lo rende tale, più io mi oppongo più lui si ripresenta rinvigorito.

Tutto questo lo so già, ma ciò che non ho ancora capito è che qualsiasi cosa io possa aver detto o fatto mi è mancata la consapevolezza fondamentale.

Tra le lacrime, il viso nascosto dietro lo schermo del PC leggo:  "Non si può guarire aspettando che scenda lo Spirito divino a salvarti dal male del mondo, perchè non succederà mai! BISOGNA VOLERLO!!" 

E' vero!
Ho sperato di addormentarmi una sera svegliandomi il giorno dopo perfettamente sana e felice, ma che illuminazione quella frase....
Certo, non è così che funziona!
L'universo dà a chi dimostra di volere...
Un passo per uno e ...palla al centro.

Nei giorni successivi sono riuscita a mangiare solo ravanelli.
Ho sognato che il mio fegato diceva ALT (che tra l'altro negli esami del sangue le alt sono proprio le transaminasi legate al fegato!).
In qualche modo mi sono sentita morta e poi risorta.

So di essere ancora lontana dall'equilibrio.
E anche se non ricorro più ai consueti ripari periodicamente mi abbuffo ancora...
L'unica differenza è che la mia anima non ce la fa più ad attivare quei meccanismi di compensazione, a quella profonda violenza nei confronti di me stessa!

Ho ripromesso a me stessa che mai più nella mia vita metterò una sigaretta in bocca.


Allen Carr in "E' facile smettere di fumare se sai come farlo" sostiene che in un ex fumatore una sola risveglia il piccolo mostro che nella nostra pancia vuole sedare il vuoto che c'è...da lì a riprendere con regolarità il passo è breve.

Scrivendo questo post ora so che con il cibo è lo stesso.
Non esiste la singola abbuffata.

Esiste solo una vita vissuta al meglio.

Non posso cancellare dentro di me la voglia di una sigaretta.
Non posso cancellare dentro di me la voglia di mangiarmi una confezione di cioccolata ogni qual volta "piccola Marta" si sente ferita.
Posso però aspettare un secondo.
Prendere la porta e andare a fare una passeggiata.
Vivere tutto questo non come un sacrificio o una privazione, ma con gioia.

Visualizzando ed accettando quelle sensazioni posso lasciarle fluire senza rimanerne intrappolata.
Ascoltando me stessa e mettendo a tacere i grande mostro che si trova nella mia mente posso finalmente dire a me stessa:

Non è fantastico? Voglio smettere di uccidermi!

giovedì 7 giugno 2012

La vita è adesso



 "La vita è adesso" cantava Claudio Baglioni.
Era il 1985 e io frequentavo i primi anni delle superiori.

E' martedì pomeriggio, sono a scuola e una delle mie figlie si sta esibendo con i suoi compagni in una lezione aperta di musica.
La guardo, è in piedi di fronte a noi.

Alta, snella, il viso armonico, i capelli che le si raccolgono lungo il viso in boccoli biondi.
Quei due incisivi superiori che non si decidono a crescere.
Sorridente, apparentemente sicura anche se dentro certamente piena di "emozionata agitazione".
Recita la sua parte; quelle 4 righe ripetute a casa fino allo sfinimento di fronte a tutte noi.
Poi ritorna nel gruppo e con i suoi compagni ricomincia a cantare.

La osservo, è una delle più alte della classe, più alta anche di sua sorella maggiore.

E all'improvviso, come se mi fossi risvegliata da un sonno profondo che mi aveva impedito di vederla per secoli; avvolta dall'immensità di questo sentimento, commossa piango.


"La vita è adesso
nei pomeriggi appena freschi
che ti viene sonno
e le campane girano le nuvole
e piove sui capelli
e sopra ai tavolini dei caffè
all'aperto
e ti domandi incerto chi sei tu
sei tu sei tu sei tu
Sei tu che spingi avanti il cuore
ed il lavoro duro
di essere uomo e non sapere
cosa sarà il futuro."

"Chi sei tu" e "Cosa sarà il futuro" ....

Che paura e quanta ansia creano queste domande eppure per quanto tempo ho continuato a pormele ostinatamente oscillando tra il peso di un passato pesante ed di un futuro del tutto aleatorio.
Non mi rendevo conto che nel mezzo perdevo la cosa più importante: la consapevolezza che "la vita è adesso".
Che è "qui e ora" in uno spazio che non ha tempo, confini o forme; è nel quieto silenzio della mente; nel respiro che entra e che esce e che dà la vita; nel sentire i piedi che toccano la terra mentre sono per strada.

E' la capacità di fermarmi e di ascoltare le emozioni che mi attraversano il corpo e di carpirne il messaggio, perchè so che lui non mente mai.

E' la capacità di vedere con occhi nuovi il meraviglioso paesaggio che avvolge da più di due anni la mia corsa mattutina: il sereno fluire del fiume, i colori, i profumi e la semplicità con cui la natura esiste, senza pensieri, senza elucubrazioni mentali in perfetta armonia con la se stessa e col tutto.

E' la voglia di vivere come un bambino perchè il tempo, lo dice anche Einstein, è relativo.

E allora ricordo la fine di questa canzone e con essa la leggerezza e le risate di quelle corse in motorino con quel tal Fabrizio che tanto mi piaceva:

"Sei tu che porterai il tuo amore
per cento e mille strade
perché non c'è mai fine al viaggio
anche se un sogno cade
sei tu che hai un vento nuovo tra le braccia
mentre mi vieni incontro
e imparerai che per morire
ti basterà un tramonto
in una gioia che fa male di più
della malinconia
ed in qualunque sera ti troverai
non ti buttare via
e non lasciare andare un giorno
per ritrovar te stesso
figli di un cielo così bello
perché la vita è adesso 
è adesso
è adesso"
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